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Il primo CMRS
In data 6 Marzo 1999 si è svolto, con grandissimo successo di partecipanti, il Primo Moto Cyber Raduno Sardo (Sardo come Sardegna non come macchina). Quanto segue è la fedele cronaca di un avvenimento memorabile.

Ore: 14:30, distributore Agip presso l'incrocio del "Margine Rosso" a ridosso della spiaggia di Cagliari-Quartu. I primi partecipanti cominciano ad arrivare e ad assieparsi, fortunatamente il distributore è chiuso e nessuno può lamentarsi del casino.Incredibilmente alle 14:40 i partecipanti sono già tutti arrivati. Probabilmente in nessun'altro motoraduno mai svoltosi sulla faccia della terra tutte le persone sono arrivati nel giro di soli dieci minuti dall'ora dell'appuntamento.
Comincia l'appello:
"Simplo?!"
"Presente !!"
"Toi?!"
"Presente !!"!
"Ok, ci siamo tutti!"

Descrizione dei partecipanti e/o delle moto:
Toi si presenta con un oggetto che continua a definire ostinatamente come una "moto" e specifica, per di più, che si tratterebbe di un Kawasaki ZZR 600. Simplo, data la sua enorme competenza in fatto di moto (conosce si e no tre modelli: il suo, quello dell'amico che gli ha prestato la moto per l'esame della patente e un'altro che aveva un suo zio) sostiene che l'unica cosa che possa associare l'oggetto a una moto sia il fatto che sopra ci sta seduta una persona col casco e che il solo elemento che possa riportare alla mente, seppur vagamente, quello specifico modello sia la scritta "K was i" sul serbatoio. L'URO (Unidentified Racing Object), prevalentemente nero e blu, non ha la benchè minima traccia di carena su tutta la parte anteriore, fatta eccezione per un minuscolo "para-strumentazione" (quale?) dotato di due minuscoli fari costruiti con qualche tecnologia aliena visto che la loro luce, in pieno giorno, si vede a circa 16km di distanza.
Comunque Toi spiega che la "moto" non è la sua in quanto sfortuna ha voluto che gli si rompesse la catena proprio la mattina e che la "graffetta" della falsa maglia della catena nuova non abbia retto alla fase di montaggio. Fortunatamente un amico, gentilissimo, gli ha prestato la sua. Simplo nutre qualche sospetto sulla "spontaneità" del gesto quando vede le mani sporche di sangue di Toi e dei segni, come delle rigate, sul codino dell'"oggetto" come se qualcuno vi si fosse aggrappato con le unghie disperatamente.
Sbrigati i convenevoli, si parteeeeeeeeeeeee!!
La destinazione è Villasimius, ridente paese (mai che ce ne fosse uno triste!) sull'estremità della costa orientale del ridente (ancora?) Golfo degli Angeli. Il tragitto può essere riassunto in questa maniera:
primi 13km, strada corsie e doppio senso di circolazione prevalentemente rettilinea. Restanti 20km sempre due corsie a doppio senso, ma pieno di curve a strapiombo sul mare.
Gli organizzatori suddividono subito i partecipanti nelle due categorie di rito, lenti (Simplo) e veloci (Toi) e stabiliscono che i primi precederanno i secondi fino all'inizio delle curve, dopodichè ognuno sarà libero di tenere l'andatura più opportuna, per poi ritrovarsi, tutti quanti, nella piazzetta principale del paese di arrivo.
Si accendono i motori e via !!
Simplo parte a testa bassa, si mette in testa a tutti e mantiene un'andatura che, a suo avviso, è degna dei più spericolati centauri.
E' un tutt'uno con la moto, si distende sul serbatoio e comincia a ridacchiare fra se e se, "Mi avete messo nel gruppo dei lenti eh ? Adesso vi faccio vedere io!!". Dopo qualche minuto controlla negli specchietti e vede Toi tranquillamente dietro di lui. "Ma bene, vuoi la guerra?" Simplo accelera di altri 0,5 kmh in tre minuti, convinto che una accelerazione così bruciante possa far desistere Toi dallo stargli alle calcagna. Ai successivi controlli degli specchietti, Toi non appare in grandi difficoltà, anzi, il suo aspetto è piuttosto rilassato. Simplo capisce che è inutile insistere non appena vede Toi che guida leggendo il giornale, ma è ugualmente contento perchè ha battuto il suo record personale di velocità per ciò che riguarda la disciplina del "rettilineo molto lungo senza incroci e senza macchine in pieno giorno senza nebbia e senza pioggia".
Ridendo e scherzando, si arriva all'ultimo rettilineo prima delle curve e Simplo alza il braccio sinistro per fare segno ai "veloci" che possono passare. Nemmeno fa in tempo ad alzarlo completamente che Toi, come se grazie a quel semplice gesto fosse stato liberato da un paio di catene, è già all'orizzonte. Alla prima curva Simplo può scorgere la sagoma di Toi che sorpassa di filato una colonna di dieci macchine, sedici curve più avanti e, nonostante il casco, può sentire l'eco di una risata isterica, come di qualcuno che sia stato rinchiuso a lungo in una cella e poi finalmente restituito alla libertà.
Il ritardo di Simplo, già pesante in seguito alla sua andatura, si fa ancora più grande in seguito alla sua sosta nell'unico distributore aperto di tutta la costa, con annesso litigio riguardo l'ordine di arrivo, col sardo-mobilista-sardo (è il caso di dirlo) di turno.
Ripreso il viaggio Simplo comincia a sospettare vagamente di essere eccessivamente lento in seguito all'umiliazione inflittagli dal sorpasso da parte di un ciclista.
Finalmente si arriva in paese. Simplo cerca, nella piazza, l'inconfondibile cavalcatura di Toi, ma non vede nulla che somigli vagamente a quell'oggetto, solo moto a forma di moto.
Fuori dal paese fa inversione e torna indietro per vedere Toi in mezzo alla strada che si sbraccia come un dannato per attirare la sua attenzione, aveva nascosto l'URO dietro a una corriera per paura che gli qualche bambino potesse vederlo e urlare di paura.
Si chiacchera del più e del meno, delle moto, delle sfighe (robe tipo: "ho paura che mi stia finendo la frizione" o "scusa per il ritardo, ma ho finito la benzina e ho dovuto spingere la moto per qualche kilometro in cerca di un distributore"), quando Simplo comincia a sudare come una bestia. Se a quelle folli velocità la temperatura era accettabile, da fermi comincia a fare caldo sul serio. Probabilmente ha ecceduto nel coprirsi vista anche l'incertezza della giornata o, più probabilmente, credeva di recarsi in una battuta di pesca alla balena nei mari polari.
Segue la lista completa degli indumenti di Simplo:
1' maglia della salute "lana fuori e amianto sulla pelle"
2' maglione idrorepellente stile marina militare
3' giacca di tuta sportiva felpona felpata in tessuto di felpa due misure più piccola per non ingombrare i movimenti
4' altro maglione in puro tessuto sintetico a scansione termica (che non si sa cosa sia ma rende bene l'idea)
5' pantalone di tuta sportiva relativo alla felpona
6' jeans con marchio di certificazione ISO 9002 che ne autorizza l'utilizzo per le spedizioni antartiche
7' due paia di tubolari elettrotermiche
8' stivali termosaldati: si costruiscono intorno ai piedi, per garantire l'ermeticità assoluta e, per essere tolti, devono essere necessariamente distrutti tramite una fresa
9' sottocasco in metallo stile cavaliere della tavola rotonda
10' giubbottone da moto con agganci per i "passa-cinta" dei jeans onde evitare gli spifferi
11' foulard da dodici metri arrotolato ventitrè volte intorno al collo
12' guanti originali esquimesi per scavare nel ghiaccio le buche per pescare
13' borsa legata al posto del passeggero con tuta antipioggia e kit di sopravvivenza da naufragio.
Si decide allora di andare al bar per rinfrescarsi. L'organizzazione, impeccabile, aveva già prenotato i due posti al bancone e le operazioni di ristoro si svolgono in tutta tranquillità. Si torna alle moto e si decide di rientrare, visto che il cielo non promette niente di buono. Solita prassi, nelle curve ognuno per conto suo e ci si ritrova nella zona "tranquilla". Inutile segnalare come Simplo abbia raggiunto il "checkpoint" di fine curve lievemente in ritardo rispetto a Toi, il quale, per ingannare l'attesa, ha fatto in tempo a leggere per tre volte di seguito il libro "Guerra e Pace".
Rientrati a Cagliari si va tutti a casa di Toi a vedere la sua "creatura".
E' proprio il caso di dirlo, si vede che l'ha costruita lui e mentre la guarda gli luccicano gli occhi per la commozione.
Se l'URO dell'amico poteva vagamente ricordare una moto da strada, questa non ricorda nulla che somigli a una qualsiasi creazione umana.
I sospetti che Simplo nutriva sull'origine extraterrestre del faretto prima citato, qui si estendono a tutta la "creatura". Il colore nero che ricopre ogni centimetro dell'oggetto, ricorda molto da vicino quello che caratterizza gli aerei Stealth americani. Utilizzando molta fantasia Simplo riesce a capire che, probabilmente, il mezzo è frutto di una mutazione genetica: un ovulo di una moto da strada impiantato nell'utero di un enduro, ottenendo un risultato alquanto grottesco, tale "Super-Motard". Fortunatamente comincia a gocciolare e Simplo ha la scusa che è meglio tornarsene a casa, teme che Toi possa "operare" anche sulla sua bambina trasformandola in chissà che cosa. Saluti, baci e abbracci si torna in moto.
Simplo ha parcheggiato la moto a bordo strada, con la ruota anteriore contro il marciapiede.
Toi dice "Ma non lo sai che si parcheggia a marcia indietro? Adesso come fai ad andartene?"
"Ma che scherzi? La tiro indietro, che ci vuole?" e inizia a tirare sotto lo sguardo dubbioso di Toi.
"AAAAAAAAAARRRRRRRRRRGGGGGGHHHHHHHHHHH!!"
"UUUUUUUUUUUUUUUURRRRRRRRRGGGGGGGGGGGGGGHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH"
"UUUUUUOOOOOOOOOORRRRRRRRRRRRRRRRRR"
Urla disumane, che denotano uno sforzo fisico notevole e un'ernia in agguato, ma la moto non si muove di un millimetro. Toi, con un'aria di compatimento sul volto, aiuta Simplo a mettere fuori dal parcheggio la moto e lo saluta, mentre si allontana, squotendo la testa sconsolato. Quello di Simplo si preannuncia come un ritorno a casa sotto la pioggia, ma nella sua mente c'è un unico pensiero, ossessivo:
"Conviene mettere il telo alla moto mentre piove o aspettare che smetta? E se continuasse tutta la notte?".


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