Test: siamo veri motociclisti? |
L'altra sera, durante l'ennesima, concitata discussione con la mia
ragazza, è saltata fuori questa mia convinzione: esistono delle tappe,
dei "punti fermi" che segnano la crescita interiore ed esteriore di
ognuno di noi. Pertanto, a mio avviso, nessuno può dirsi veramente
UOMO se entro i primi due anni di vita non è caduto dal seggiolone
picchiando la testa per terra. Idem per chi non ha ingoiato almeno una volta la pallina del calcio-balilla o una biglia per sbaglio, per poi fare i propri bisogni nel vasino per una settimana controllando con uno spillone se la pallina è tornata. Altri fatti irrinunciabili, per una crescita sana e rigogliosa, sono per esempio le dita nella presa di corrente, la mano chiusa nello sportello della macchina, la lavanda gastrica di conseguenza all'ingestione delle pastiglie del nonno ecc. Insomma, tutte quelle sane esperienze che temprano il carattere e fortificano l'anima. O almeno questa è la mia opinione. La mia ragazza dice che non sono segni di una crescita sana e sicura, ma che sono, di contro, l'indicazione chiara ed inequivocabile che il mio cervello non funzionava molto bene già dai primissimi anni di vita, probabilmente in conseguenza a quella caduta dal seggiolone. Io sostengo che nessuno si possa definire MOTOCICLISTA se almeno una volta non è partito col bloccadisco inserito. Io l'ho fatto, ovviamente. Avevo la mia ragazza dietro ed ero in pieno centro di Cagliari, insomma c'era un sacco di gente. Era una delle prime volte che uscivamo in moto, dovevamo andare per negozi, e per tutta la sera le avevo parlato dei vantaggi della moto rispetto alla macchina specialmente in città, i parcheggi, il traffico e bla bla bla. Quando siamo tornati al parcheggio, siamo saliti sulla moto e io l'ho accesa, mi sono assicurato che non arrivassero macchine e sono partito a missile, tutto sportivo, piegando un po' verso destra per uscire dal posteggio e siccome avevo fissato il bloccadisco subito dopo la ganascia, prima di bloccare, la ruota ha fatto in tempo a fare quasi un giro completo permettendomi di raggiungere una certa velocità. Al bloccaggio della ruota la moto si è fermata istantaneamente, mentre io e la mia ragazza abbiamo continuato ad andare avanti. Risultato: il mio peso (84kg) e quello della mia ragazza (52kg) si e' concentrato su quella parte del mio corpo che stava fra noi e il serbatoio: gli zebedei. Il fatto che fossimo anche inclinati ha fatto si che la mia ragazza riuscisse a saltare giù tranquillamente, sbilanciandomi ancora di più. Ero in una situazione molto critica, la moto inclinata a 30° rispetto al suolo e io che cercavo di tirarla su senza riuscire a smuoverla minimamente. Intanto la gente cominciava ad assieparsi intorno per godersi la scena. Continuavo a sforzarmi come un dannato, ma ne io ne la moto cedevamo, quando, improvvisamente, il dolore agli zebedei cominciò a farsi sentire. I maschietti del canale possono capirmi. Non è un dolore che ti prende subito. All'inizio pensi "non mi fa male, forse questa volta non li ho sbattuti per bene, forse me la scampo" e per i primi 30-40 secondi non senti niente. Poi il dolore ti arriva all'improvviso e sale, sale sempre di più. Insomma, appena hanno cominciato a fare male sul serio ho mollato, lentamente, ma inesorabilmente la moto è andata giù su un lato. Stavo anche pensando di lasciare una gamba fra lei e l'asfalto per non graffiarla, ma il dolore salive sempre più e mi ha offuscato la mente, non permettendomi di ragionare lucidamente e prontamente come avrei dovuto. La mia moto accasciata al suolo in mezzo alla gente che guardava e io che sbuffavo come un toro con le mani fra le gambe, una scena non piacevolissima, devo ammetterlo.. Mi sono tolto il casco per cominciare le operazioni di recupero e, da bravo deficiente, ho rifiutato tutte le proposte di aiuto che mi sono arrivate: "Ce la faccio da solo, non c'è problema". Non azzardatevi mai a voler aiutare un motociclista ferito nell'orgoglio. Ho infilato due mani sotto al serbatoio e, puntando sui piedi, ho cominciato a tirare su, quand'ecco che le scarpe sono finite in un punto pieno di terriccio, sono scivolato e...spatatrack, ho pestato la faccia sul serbatoio spaccandomi di brutto il labbro superiore. Non vi dico le imprecazioni e le bestemmie, ovviamente contro me stesso, perché non sarei mai capace di arrabbiarmi con la mia povera piccola moto. Vi tralascio pietosamente il seguito della storia. Insomma da questa esperienza ho capito due cose: 1' se proprio devi mettere il bloccadisco, almeno mettilo in modo che la ruota non possa nemmeno partire e 2', non toglierti mai il casco in un raggio di 100m dalla moto. Insomma, ho visto i lati positivi della cosa e l'ho interpretata come una specie di cerimonia di "iniziazione" al motociclismo a tutti gli effetti. La mia ragazza, invece, sostiene che sia l'ennesima prova tangibile della mia demenza e che sarà il caso che mi faccia curare. Ora, vorrei smentirla facendole capire quanti veri MOTOCICLISTI hanno superato questa prova d'iniziazione. Se foste così gentili da postarmi i vostri messaggi, avvalorando questa teoria e raccontando la vostra esperienza col bloccadisco vi sarei per sempre riconoscente. PS: una l'ho già raccolta, è un mio amico che ha preso la moto 3 mesi fa. L'ho accompagnato a prendere gli accessori e ha comprato il bloccadisco, al che io gli ho raccontato il fatto ed esposto la mia teoria. Il mese scorso gli è successo. Io sostengo che sia stata una cosa inevitabile visto che vuole diventare motociclista, lui dice che porto sfiga....mah !! |
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