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Riding Solo To The Top Of The World


Prossima proiezione
Sabato 28 agosto 2010, ore 21
Est'Arte Festival (Festa dell Arte)
Ass. Cult SoldOut
Vallermosa
Ingresso gratuito

Provino sottotitolato (Windows)

Provino sottotitolato (tutti i sistemi)


In moto, da solo, sulla cima del mondo.

Un viaggio in solitaria in uno dei posti più remoti della terra. Una moto semplicissima, una telecamera e tanto, tantissimo coraggio; alla scoperta dei Changpa e.. di se stessi.

Riding Solo On The Top Of The World è un bellissimo film/documentario ideato, vissuto e girato da un ragazzo indiano per la prima volta alle prese con una telecamera professionale.




L'idea
La storia di Gaurav comincia quando trova lavoro in una troupe cinematografica che sta girando un film nel bel mezzo della giungla indiana. Qui capisce di avere due grandi passioni nella vita: il cinema ed i viaggi, così decide di partire per girare un documentario sul Changthang. Si tratta di uno dei deserti più alti e freddi del mondo, un altopiano di 30000kmq a 4500 metri sul livello del mare fra l'Himalaya e il Karakorum. E' abitato da poco più di 5000 Changpa, un popolo nomade dalla cultura praticamente sconosciuta. Gaurav propone la sua idea a molti produttori (fra i quali anche Discovery Channel), ma nessuno gli da fiducia. Così, con il coraggio, l'entusiasmo e la determinazione tipici della sua gente decide di fare tutto da solo. Racimola qualche soldo coinvolgendo parenti ed amici e si compra una videocamera. Non avendo mai fatto l'operatore Gaurav legge semplicemente il manuale delle istruzioni e al momento della partenza l'unica paura che ha è quella di parlare davanti alla telecamera.




All'avventura
Gaurav parte da solo con la sua moto, "Loner" (solitaria), una Royal Enfield di 350cc caricata con più di 100kg di bagagli fra videocamera, indumenti, qualche provvista, una tenda e i ricambi per la moto. La Bullet è una moto che viene costruita sempre alla stessa maniera fin dagli anni '60, quando gli inglesi costruirono la fabbrica a Madras. Loner non è certo una moto da viaggio super tecnologica come quelle usate per realizzare certi video di network occidentali con motociclisti ricperti di sponsor e supportati da furgoni attrezzati come officine di Formula Uno. La Bullet è una moto d'altri tempi ed il suo carattere è incredibilmente vicino a quello degli indiani: lenta, ma inarrestabile, forte, paziente e caparbia. E' quindi con la massima naturalezza che Gaurav si prepara ad affrontare i 70 giorni ed i 5000km del suo viaggio in un luogo sperduto e durissimo, senza alcun tipo di supporto o di contatto sul posto. L'itinerario viene deciso su una cartina e per il resto Gaurav si affida al GPS più vecchio e sicuro del mondo: chiedere indicazioni per strada, anche perché nel Changthang i paesi sono nomadi come i paesani. L'abbigliamento di Gaurav è in perfetta linea con la filosofia della sua impresa: un casco, scarpe da ginnastica e qualche maglione.




Il viaggio
Il percorso di Gaurav parte da Delhi e attraversa Manali, ai piedi dell'Himalaya. Iniziano i primi tratti realmente duri e si attraversano luoghi assolutamente sperduti: i cartelli sulle strade sono significativi: "Nessun distributore di benzina per i prossimi 365km".



Da qui in poi Gaurav si procurerà la benzina chiedendo supporto ai vari accampamenti militari che incontrerà sul percorso. Ponti crollati, fiumi da guadare, freddo e mal di montagna non riescono a fermare la determinazione di Gaurav che però viene premiato con la vista di alcuni dei paesaggi più belli del mondo.



I 5029 metri del passo di Baralachala sono critici: il freddo è tanto e l'ossigeno pochissimo. Di seguito affronta i leggendari Gata Loops: 21 strettissimi tornanti che salgono da 4200 ad oltre 4600 metri, ma giunge con successo a Tanglala un sogno per ogni motociclista: si tratta del secondo passo percorribile più alto del mondo con i suoi 5359 metri. Nell'antichissimo monastero di Leh Gaurav ha la fortuna di assistere ad una spettacolare cerimonia religiosa che ha luogo solo una volta ogni 12 anni. Poco dopo raggiunge il punto più a nord del Changthang e punta verso il sud per attraversarlo tutto, affrontando alcuni momenti davvero difficili come quando perde la strada in mezzo al niente e, completamente solo, si accampa in un luogo di fortuna affrontando la notte in una comunissima tenda da campeggio con 20 gradi sottozero. Il risveglio è quanto di più piacevole possa avvenire: un Changpa si accorge che Gaurav è in difficoltà e lo invita a mangiare nella tenda in cui vive con suo fratello: due persone poverissime che però non esitano a dividere il proprio cibo con un perfetto sconosciuto che ha bisogno di aiuto. Così Gaurav prende contatto con i Changpa e vive come uno di loro inserendosi nella loro comunità. Le esperienze di Gaurav sono davvero emozionanti e suggestive come la partecipazione alla cerimonia religiosa per l'invocazione della pioggia (e che ci crediate o no la pioggia arriva davvero) o l'ingresso in un tempio dove neanche Discovery Channel è riuscito ad entrare. Armatosi di coraggio e di decisione riesce anche a compiere un'impresa nell'impresa: supera il più alto passo percorribile (si fa per dire viste le condizioni della strada) del mondo, mai raggiunto in precedenza da nessun motociclista solitario: Marsimek La a 5679 metri.




Insomma un viaggio eroico, estremo, ma pieno di emozione ed umanità perfettamente trasmesse dalle riprese fatte da Gaurav. Quello che serve davvero per compiere una grande impresa sono solo un gran cuore ed una gran voglia di esplorare e conoscere!




Il risultato è un film emozionante, diverso da qualsiasi cosa siamo abituati a vedere, lontano dal tipico documentario.



Gaurav non è solo viaggiatore, ma anche operatore e gira tutte le scene del film da se, anche quelle in moto. Ha avuto la pazienza di organizzare ogni scena piazzando la telecamera in un particolare punto, accendendola, salendo sulla moto e rifacendo l'intero tratto di strada per farsi riprendere. Nonostante tutto neanche gli episodi più duri riescono a scoraggiare Gaurav, anzi ne aumentano la determinazione, tanto che trova sempre e comunque la forza e la lucidità per riprendere ogni momento, anche quelli di maggiore sconforto.




Le immagini del film di Gaurav incantano e tolgono il respiro. La semplicità e l'umiltà con le quali ha affrontato il viaggio si respirano pienamente nelle inquadrature ferme e asciutte, dove niente se non il fischio del vento può commentare così tanta bellezza. E' uno sguardo su una parte di mondo incantevole, dai paesaggi mozzafiato, dalla durezza affascinante, raccontata con immagini semplici, ma efficacissime.

Il percorso umano compiuto da Gaurav è seguito dalla colonna sonora: la partenza è piena di entusiasmo, di forze e di aspettative e la musica è energica, rock. Via via che Gaurav si "spoglia" dal peso delle sue abitudini e si avvicina sempre più alla semplicità della vita dei Changpa la musica tende sempre di più all'essenziale e viene eseguita sempre con meno strumenti, sempre più acustici fino ad arrivare al semplice fischio, quasi a riprodurre il suono del vento.



E' proprio per merito di questa contemplazione discreta e silenziosa che lo spettatore ha la sensazione di essere li nel Changthang insieme a Gaurav. Anche i dialoghi e le esperienze con i Changpa sono sempre riprese con discrezione, senza alcuna imposizione o semplice invadenza, la stessa apertura ed umiltà che hanno permesso a Gaurav di entrare a far parte della vita nomade con una naturalezza commovente.
Colpiscono esperienze come la cerimonia religiosa per l'invocazione della pioggia (e che ci crediate o no la pioggia arriva davvero) o l'ingresso in un tempio remoto che ha negato l'accesso Discovery Channel.







C'è anche l'occasione di prendere contatto con la realtà dei profughi Tibetani scappati durante l'invasione cinese e anche qui Gaurav non giudica ne si intromette nella questione politica. Mostra il lato più bello di questa gente ancora orgogliosa e fiera e mette in evidenza la generosità dei Changpa che non hanno esitato a dividere quel poco che avevano con i loro fratelli Tibetani in difficoltà.









Il film ha vinto numerosissimi premi in tutto il mondo e in Italia è stato recentemente proiettato al Festival del Cinema di Pesaro. Se volete vederlo non dovete fare altro che ordinarne una copia in DVD sul sito www.dirttrackproductions.com , aiuterete Gaurav a restituire i soldi ai suoi amici e vi assicurerete un'ora e mezza di emozioni autentiche.

La moto

La Royal Enfield era originariamente una fabbrica d'armi nata nel 1890 nel Middlessex in Inghilterra. Nel 1901 diversificò la produzione e venne lanciata la prima bicicletta a motore della Royal.

La produzione di motociclette ebbe così inizio e nel 1950 una linea produttiva venne realizzata a Madras, in India. Negli anni '60 la fabbrica inglese chiuse, ma quella indiana continuò imperterrita. Così la Bullet, la più classica delle Royal Enfield, viene prodotta ancora oggi nello stesso identico modo secondo la filosofia indiana del "se funziona perché cambiarla"?

Costruita a livello quasi artigianale (basti pensare che serbatoio e parafanghi sono ribattuti e decorati interamente a mano) rappresenta una vera pietra miliare della storia del motociclismo.

Il fascino e l'eleganza di questa moto si uniscono alla robustezza e l'affidabilità che la hanno resa leggendaria, basti vedere dove "Loner" ha portato il protagonista di Riding Solo To The Top Of The World.

La Bullet 350 è da sempre la moto della polizia e dell'esercito indiani e viene utilizzata anche per le scorte di rappresentanza.




Produttore: Royal Enfield, India
Modello: Bullet 350 STD
Produzione: ininterrotta dal 1949 al 2008
Norme: Euro 2
Cilindrata: 346cc
Potenza: 18hp a 5000 rpm
Coppia: 3,26kgm a 3000rpm
Alimentazione: a carburatore
Distribuzione: ad aste e bilancieri
Freni: a tamburo
Avvio: a pedale
Velocità massima: 100kmh
Consumo medio: 29km/l
Peso: 163kg
Prezzo in India: 77.446 rupie indiane (Euro 1.150)
Prezzo in Italia: Euro 4.150


La Bullet e tutte le altre Royal Enfield sono importate in Italia dalla Royal Moto Italia .

Un po' di materiale visivo sulle Royal Enfield è disponibile qui!

Le mie foto personali sulle Royal in India sono qui!


Simplo

Sito ufficiale
www.dirttrackproductions.com




 
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